Caro Sistema Sanitario Nazionale

Camminare lungo i corridoi dell’ospedale Santa Maria Nuova (SMN) è un’esperienza che ha in se ben poco del concetto standard di sanità, capace di renderla non solo artistica, ma anche sensoriale.

Qua gli affreschi, ligi al proprio dovere, seguono il lento ed incessante cammino di degenti e familiari da oramai 600 anni, caratteristica che rende l’ospedale uno dei più antichi d’Europa.

E’ un luogo peculiare dove storia, cultura e salute si incontrano per dare origine ad una singolarità, un museo a tutti gli effetti che mostra trasversalmente aspetti di vita caratterizzanti una popolazione evolutasi nel tempo: SMN è rimasta là, intangibile al passare degli eventi, si è adattata ai cambiamenti e, ancora oggi, ci accoglie, non tanto come posto di lavoro o luogo di cura, ma come “tempio della memoria”.

L’ospedale di Santa Maria Nuova fu fondato nel 1288 da Folco Portinai, padre della celebre Beatrice amata dal poeta Dante Alighieri.
(fonte: Università degi Studi di Firenze)

Benché questi aspetti contribuiscano a disegnare un contesto ideale a cui fare riferimento, non dobbiamo farci ingannare nel considerarlo come modello ospedaliero replicabile; perché se è vero che SMN rappresenta l’unicità, possiamo dire lo stesso dell’ambiente che lo accoglie (un palazzo storico a due passi da piazza del Duomo di Firenze); sarebbe un’utopia considerare seriamente di riprodurlo a giro per l’Italia, senza tralasciare il concetto che il mattone rimane mattone senza storia al suo fianco.

Ciò che interessa però è l’ideologia che sta alla base di tale contesto ospedaliero: un centro di assistenza sanitaria fondato su principi di universalità, equità ed uguaglianza, annoverando la struttura come parte integrante del processo di cura.

Detto questo, sarebbe errato pensare ai setting di cura di SMN come luoghi angelici dove trovare gruppi di putti arpeggianti e dediti all’accoglienza dei degenti in Sala Operatoria o schiere di canterini intenti a sedare anziani rivoltosi a suon di ottava rima.

L’ospedale rimane un luogo di dolore e sofferenze, ma in questo caso il presidio ospedaliero (PO) cerca di contrapporre, al comune status sanitario, un evidente e tangibile tentativo di connubio tra ciò che serve e ciò che è utile.

Se confrontiamo SMN con la maggior parte degli ospedali italiani costruiti prima del 2000, capiamo che l’analisi esposta figura come casus belli di discrepanza totale dei restanti PO.

1) Come incidono questi aspetti nei confronti del cittadino?

Avere a che fare con l’ambiente ospedaliero è un processo alienante: sai che non puoi sfuggire all’inevitabilità di ogni singolo evento e, allo stesso tempo, sei perfettamente consapevole che l’ambiente (impregnato dell’effluvio di varichina che rende “l’odore d’ospedale” una fragranza perfettamente riconoscibile al pari di Chanel n.5) non farà niente per rendere l’esperienza un poco più tollerabile.

E’ allo stesso tempo indubbiamente vero che in una mattinata pre-gastroscopia, la probabilità di svegliarsi con le gonadi maschili vorticanti (ad una velocità pressoché vicina a quella di un servizio medio di Berrettini – 200km/h) si aggira intorno al 100%, ma se tutto questo è vero e contemplabile non si può dire lo stesso dell’altra faccia della medaglia.

Nel 2022 è inconcepibile entrare in un PO facente parte di uno dei migliori Sistemi Sanitari del mondo e trovare lungo i corridoi, in una naturalezza e ciclicità del caso che lascia quantomeno basiti, serialità di secchi atti a raccogliere acqua dalle tubature sgocciolanti interposte tra piano e piano.

Oppure ritrovarsi in attesa per una visita specialistica seduti in una panca al centro di una stanza, il cui mobilio è composto da un’insieme indefinito di letti ospedalieri accatastati ai lati delle mura.

Uno dei migliori Sistemi Sanitari del mondo.

Quindi da cittadini, come altro potremmo sentirci prima di varcare il portone di accesso?

2) Come incidono questi aspetti nei confronti del personale sanitario?

L’Akershus University Hospital è un’ospedale norvegese situato a Lørenskog, a est di Oslo; struttura ultramoderna completata nel 2008, due anni fa salì in cattedra attraverso un video Tik Tok pubblicato da un infermiere in cui mostrava come umani e robot riuscissero a collaborare nelle quotidiane attività lavorative, in un setting situato al confine tra eleganza e fantascienza agli occhi di noi mediterranei.

L’esempio, seppur estremo, pone alcuni interrogativi sulle strutture sanitarie pubbliche italiane.

L’Akershus University Hospital, struttura all’avanguardia attiva da ben 14 anni.
(fonte: Torben Eskerod)

Infatti al giorno d’oggi la maggior parte dei PO riflettono un’estetica oramai desueta, sia interiore che esteriore, che rimanda più a contesti sovietici degli anni ‘70 piuttosto che a strutture di élite sanitaria del Terzo Millennio.

Sempre più spesso escono notizie su avvenimenti interni legati a deducibile inagibilità di alcuni settori, o al tempo stesso, a situazioni paradossali che avvengono all’interno dei reparti coinvolgendo i degenti stessi. Il SSN non dovrebbe proteggere e tutelare (oltreché curare) i cittadini?

E stiamo sempre parlando di uno dei migliori Sistemi Sanitari del mondo.

Quindi da lavoratori, come altro potremmo sentirci prima di varcare il portone di accesso?

Disquisire su queste tematiche potrebbe risultare semplice e provocatorio, la questione in toto riflette però una sempre più difficile capacità di direzione di un’Azienda Sanitaria, con obiettivi legati al rispetto del budget e dai vincoli fissati da processi come la Spending Review.

Ciò che emerge non è la necessità di puntare il dito per individuare il colpevole, ma di coadiuvare l’uno con l’altro per ripartire da esempi illustri al fine di migliorare la collettività sanitaria.

E te lo garantiamo, caro Sistema Sanitario Nazionale: il fallimento non è contemplato.

“C’è un momento in cui dobbiamo decidere in maniera risoluta cosa fare, in caso contrario la deriva inesorabile degli eventi prenderà la decisione al posto nostro.”

Benjamin Franklin (scienziato e politico statunitense)