Si animano le piazze d’Italia contro il genocidio palestinese.
Lo avevano annunciato e così è accaduto. Nella giornata di sabato 13 gennaio, i previsti cortei sanitari hanno popolato le piazze italiane per manifestare il proprio dissenso per quanto perpetrato da Israele nella Striscia di Gaza, oramai a più di tre mesi dall’inizio del conflitto. Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero della Salute di Gaza, UNICEF e OMS, alle 20.000 vittime sopraggiunte, di cui la metà bambini, si sommano 94 tra ospedali e strutture sanitarie colpite dall’esercito israeliano.
È proprio questo dato ad aver scosso le fondamenta emotive dei professionisti che in questi mesi hanno più volte visto attaccati i propri colleghi nel territorio palestinese, rimasti ad assistere e operare con qualsiasi mezzo le migliaia di persone accorse all’interno degli ospedali a seguito dei bombardamenti. La violazione del diritto internazionale umanitario (IHL), con alla base l’articolo 19 della Convenzione di Ginevra (1949), si basa sugli eventi che nel corso delle settimane hanno generato un’escalation di attacchi a “stabilimenti fissi e formazioni sanitarie mobili del Servizio Sanitario”, scuotendo l’opinione pubblica per l’indistinta devastazione del territorio, caratterizzata dall’assenza di ogni premura verso i luoghi di comune salvaguardia.
L’azione di Sanitari per Gaza
Sulla scia di questi eventi la rete Sanitari per Gaza ha organizzato una mobilitazione generale a carattere nazionale, coinvolgendo ogni figura sanitaria per chiedere un cessate il fuoco definitivo; centinaia di lavoratori hanno portato voce quali medici, infermieri, operatori di supporto e non solo, sostenendo nelle piazze posizioni di condanna verso l’immane perdita umana.
Già nel mese passato la rete di operatori sanitari si era mobilitata e schierata manifestando contro Marco Carrai, console onorario di Israele per Toscana, Lombardia ed Emilia-Romagna e presidente della Fondazione Meyer da inizio ottobre; di fronte all’ingresso del rinomato ospedale pediatrico fiorentino il presidio dei manifestanti aveva preso posizione asserendo la volontà per cui “nessun sostegno verrà dato a chi si rende complice del genocidio palestinese”. La costituzione di un gruppo interconnesso a supporto della causa palestinese si è ampliato grazie agli stessi social che hanno permesso la divulgazione dei fatti da chi si trova all’interno dei territori bombardati, senza filtri di alcun tipo.
L’informazione sugli eventi in Gaza è tuttora affidata al coraggio travestito da speranza di chi continua a mostrare la realtà attraverso testimonianze dirette; l’onda di sostegno si è propagata a dispetto delle azioni di blocco mediatico e di camuffamento attuate in queste settimane (ancora oggi non è permesso il libero accesso nei territori della Striscia di Gaza per i giornalisti stranieri).
I cortei di Firenze, Genova, Torino, Roma e Napoli sono solo alcuni esempi delle città che hanno visto sfilare pacificamente centinaia di manifestanti gridando al “cessate il fuoco”. La coesione sanitaria è decisa a far sentire la propria voce, ponendo come termine ultimo del loro schierarsi non solo la cessazione del conflitto, quanto l’incriminazione dei responsabili per i crimini di guerra commessi; una comunione di intenti che unisce più professioni nonostante la distanza sociale, culturale ed etnica dei suoi partecipanti.

Uno sguardo interno
È una posizione che lascia ben sperare per la ricerca di un’unità professionale concreta, viva e in prima linea anche sul fronte nazionale, che vede il SSN alle prese con una crisi dettata dalla disgregazione generale delle proprie componenti interne, incapace di dialogare per far fronte comune al progressivo decadimento della sanità pubblica. Ripartire dalla volontà espressa in queste piazze può rappresentare il punto d’incontro generazionale per cavalcare la spinta emotiva intorno alla sanità, riportando il tema al centro del dibattito politico con rinnovate prospettive secondo principi di accessibilità, giustizia e uguaglianza per tutta la popolazione, ritrovando nel buio momento vissuto la spinta per il cambiamento.